Ora tocca a noi

Paladini • 17 dicembre 2012

Nel centrodestra si fa un gran parlare di nomi, liste, alleanze, accordi e disaccordi, di porte aperte e porte chiuse. Si a un gran parlare di spread, di reazione dei mercati e di parlamento europeo. Si fa un gran parlare di Monti, di candidati, di premier e di legge elettorale.

L’unica cosa di cui non si parla è di politica, di contenuti, di proposte, di programmi. Non mi sono esaltato per la discesa in campo della Meloni e non mi esalterò per il ritorno di Berlusconi, per l’arrivo di Crosetto, per l’annunciata candidatura di Giannino o per le formattazioni di Cattaneo.

Voglio vedere su quali basi il centrodestra ha intenzione di opporsi al ticket Bersani-Vendola, quale sarà la ricetta per uscire dalla crisi, quale sarà il modo per rilanciare l’economia, quale sarà il programma politico che permetterà all’Italia di riproporsi con orgoglio nel dibattito internazionale. Poco importa se ci sarà il PdL, Forza Italia o uno spacchettamento buono solo ad assegnare qualche poltrona e ad accontentare qualche pseudo ribelle.


Il nome che si porrà a capo della coalizione che si opporrà a Bersani è marginale, se non in termini di mero consenso. Gli argomenti e i contenuti, i programmi e le proposte, ritengo che siano prioritari e imprescindibili. Aliquote fiscali, IVA, debito pubblico, rapporti internazionali, pubblica amministrazione, riassetto delle provincie, relazioni con le aziende pubbliche, riforma istituzionale, trasparenza della politica, giustizia e sanità, istruzione.

Questi sono i temi che vorrei fossero al primo piano dell’agenda politica e giornalistica. La politica non può più farsi dettare i temi e i tempi dalle esigenze di vendita dei giornali o dalla volatilità dei mercati internazionali che sono cosa ben diversa e separata dal mercato.


Ho sempre visto nella politica una forma d’arte e l’ho sempre vissuta con spirito di servizio.

La politica deve adoperarsi per la società, essere al servizio della nazione e non porre essa al suo servizio, come troppo spesso è stato fatto in questi anni giustificando il crescente clima di antipolitica. Compito della politica e di coloro che vogliono impegnarvisi è riavvicinare i cittadini a quel sentimento di servizio, d’interesse e di partecipazione, rimettere al centro del dibattito e dell’agire l’individuo e non i personalismi e gli interessi.


Tutto ciò non può essere fatto se non partendo da un’analisi e da una profonda autocritica.

Sintetizzando l’Italia necessita di molta più policy e molta meno politics.


Silvio Berlusconi, imprenditore, prima che politico, ha denunciato per primo gli interessi partitistici trasversali della politica italiana. Un gioco clientelare che ha messo in ginocchio il paese. Purtroppo non è stato in grado, per colpe sue e di altri, di sovvertire quest’andamento degenerativo. Ora sta a noi raccogliere quell’eredità politica, perché dove lui ha fallito, noi potremmo risultare vincenti. Picasso diceva che “i bravi artisti copiano, i grandi artisti rubano” , noi vogliamo essere grandi artisti e cercheremo quindi di rubare le idee, il carisma, la capacità di accentrare consensi e unire sensibilità diverse.



La strada è tracciata, ora sta a noi, con la forza, le idee e l’entusiasmo dei giovani (mentalmente e non anagraficamente), percorrere quella strada e portare avanti il testimone di libertà che ci fu consegnato.


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