PSR, BASTA BUROCRAZIA: LE RISORSE ARRIVINO AGLI AGRICOLTORI VERI

Paladini • 29 settembre 2025

Come cambiare il PSR: anticipi veri, criteri giusti e tempi certi per rimettere al centro chi vive davvero di agricoltura.

La Toscana è terra di agricoltura. È il paesaggio dei vigneti che tutto il mondo ci invidia, degli oliveti che disegnano i colli, delle aziende zootecniche e delle imprese agricole che custodiscono tradizioni secolari e innovano ogni giorno. Senza agricoltori non avremmo la Toscana che conosciamo. Eppure chi lavora la terra oggi è sempre più solo, stretto tra burocrazia, costi crescenti e mercati globali che schiacciano i prezzi.

Il Programma di Sviluppo Rurale – oggi Complemento di Sviluppo Rurale (CSR) – dovrebbe essere lo strumento principale con cui l’Europa e la Regione sostengono chi produce, chi investe, chi presidia il territorio. Invece, in Toscana, il PSR si è trasformato in un labirinto burocratico: carte infinite, regole spesso incomprensibili, fideiussioni impossibili, controlli duplicati. Troppo spesso non vince chi lavora davvero, ma chi ha le spalle economiche per anticipare ingenti spese in attesa di rimborsi che arrivano dopo anni.

Il risultato è un paradosso che denuncio con forza: le risorse ci sono, ma non arrivano a chi ne ha più bisogno.

Tre pilastri per cambiare il sistema

Ho raccolto queste proposte direttamente dal confronto con il mondo agricolo, parlando con chi ogni giorno si trova a mandare avanti aziende familiari piegate dai costi alti e dai prezzi bassi.


1. Anticipi veri e inclusivi

Oggi un’azienda agricola che ottiene un finanziamento deve anticipare di tasca propria somme enormi, in attesa di un rimborso che arriva solo dopo anni. È un meccanismo che penalizza i piccoli e premia i grandi. Per questo propongo che l’anticipo salga fino al 50%, realmente accessibile e senza fideiussioni proibitive. Per i piccoli investimenti basterebbe un solo stato di avanzamento lavori, non montagne di carte. È un modo semplice e concreto per dare ossigeno a chi lavora davvero.


2. Graduatorie giuste

I criteri devono premiare chi dall’agricoltura trae il reddito principale, chi dà lavoro e chi investe per migliorare la produttività e la resilienza. Non è accettabile che a ricevere i contributi siano realtà marginali o patrimoniali che dell’agricoltura fanno solo un’attività collaterale. Le risorse vanno alle aziende che producono reddito agricolo vero, che tengono vivi i territori e danno futuro ai giovani.


3. Controlli seri e tempi certi

Non servono pratiche ridondanti, servono controlli intelligenti. La Regione deve fissare tempi certi di pagamento – 90 giorni per gli anticipi, 120 per i saldi – e deve verificare davvero, anche a distanza di anni, che chi ha ricevuto i fondi continui a produrre e a presidiare il territorio. Solo così si ristabilisce un rapporto di fiducia.

L’agricoltura come presidio del territorio

Difendere l’agricoltura non significa solo sostenere un settore economico. Significa difendere l’intera Toscana. Significa contrastare lo spopolamento delle aree interne, mantenere vivi i borghi, ridurre il rischio idrogeologico, custodire un paesaggio che è parte della nostra identità e della nostra forza turistica.


Un PSR che non funziona non è solo un problema per gli agricoltori: è un problema per tutta la comunità toscana. Senza aziende in grado di reggere, i campi si spopolano, i borghi si svuotano e la nostra identità si perde.

La responsabilità della Regione

La Regione Toscana non può continuare a limitarsi a fare da passacarte dei fondi europei. Deve assumersi la responsabilità politica di riscrivere i bandi in modo chiaro e comprensibile, di semplificare le procedure e di ascoltare davvero chi lavora la terra.


È troppo comodo annunciare milioni in arrivo da Bruxelles e poi scaricare la burocrazia sulle spalle degli agricoltori. Così non si costruisce fiducia, si crea solo frustrazione.

La mia battaglia in Consiglio Regionale

Per tutte queste ragioni, se sarò eletto in Consiglio Regionale, la mia battaglia sarà chiara:

  • meno burocrazia;
  • anticipi veri e inclusivi;
  • criteri giusti per gli agricoltori veri;
  • tempi certi di pagamento.


Non servono nuove promesse irrealizzabili, servono regole semplici e soluzioni concrete. Forza Italia deve essere in Toscana la voce di chi lavora davvero, non di chi vive di rendita.


“Difendere l’agricoltura significa difendere anche il paesaggio, il turismo e la sicurezza dei nostri territori. Senza agricoltori la Toscana non è la Toscana. Per questo la mia battaglia in Regione sarà chiara: meno burocrazia, più risorse alle aziende vere.”

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